Il restauro della palazzina della direzione di Montevecchio a Guspini
di Alfredo Ingegno
Formato 17 x 24 cm
pp. 88
77 foto a colori
Viterbo 2004
ISNN 1721-4009
Euro 13,50
Indice
Introduzione
1. L’insediamento minerario e il territorio
- Premessa
- La fase preindustriale
- Nascita, sviluppo e declino dell’attività industriale
- La struttura insediativa e il villaggio di Gennas
2. La palazzina della direzione e la cappella di Santa Barbara
- Le vicende storico-costruttive
- Descrizione architettonica del complesso
3. Il restauro della palazzina della direzione
- Gli obiettivi del progetto e gli interventi realizzati
- Gli interventi di conservazione del patrimonio artistico (Lucia Siddi)
4. Riferimenti archivistici
5. Bibliografia
Introduzione
La direzione della miniera sorgeva in un passo allora desolato, noto già in antico come “Genna Serapis”, ma più comunemente chiamato dalle comunità locali come “Gennas” o “Spianamentu”. (Appellativo dovuto ai lavori eseguiti da Giovanni Antonio Sanna per insediare il regno delle sue miniere nel 1870).
Il primo rifugio del Sanna, nell’amena località di “Gennas”, dopo l’ottenimento della concessione perpetua della miniera di Montevecchio, (28 Aprile 1848), era una modesta capanna, chiamata dai pastori “Domu de is Oreris”: letteralmente, casa ove far trascorrere le ore, forse nell’attesa dei turni di lavoro.
Dopo quella prima modesta costruzione, con lo sviluppo dell’attività estrattiva, andò crescendo in maniera esponenziale tutto il patrimonio edilizio industriale e civile, in particolare, grazie all’opera di spianamento, si costruì nella zona dedicata in periodo romano alla divinità sotterranea Serapide.
Qui sorse la prima palazzina, ove ancora è ubicato l’ufficio postale, che forse fu anche sede della prima direzione.
Poi sorse l’ospedale e successivamente anche quella che è l’attuale palazzina della direzione.
Il palazzo della direzione della miniera di Montevecchio sorge su una terrazza, in parte naturale ed in parte artificiale, sui ruderi di una chiesa trilobata che Giovanni Antonio Sanna, titolare e poi proprietario della Miniera di Montevecchio, intendeva erigere a dominio della vallata che ospitava i cantieri di levante.
In realtà la chiesa non fu mai portata a termine.
Di essa rimangono le fondamenta, dalle quali si deduce che il monumento avrebbe dovuto esser dotato di un pronao con robuste colonne.
Su queste fondamenta fu quindi realizzato il complesso polifunzionale costituito dalla direzione, dall’abitazione del direttore e, all’interno di quest’ultimo, dalla cappella privata
Nell’archivio, ancora in situ nel palazzo, si ritrovano i disegni originali del 1876 e numerosi altri documenti che testimoniano le diverse fasi costruttive del palazzo.
Giovanni Antonio Sanna morì prematuramente, due anni prima di veder completata la sua direzione, nel 1875.
I primi interventi del Ministero dei Beni e le Attività Culturali Culturali nell’area di Montevecchio coinvolsero una parte delle bellissime strutture del cantiere di Piccalinna e poi del cantiere di S. Antonio.
Solo successivamente si mise mano al recupero di tutte le parti artistiche della Direzione, dando così il via al vasto progetto di recupero tuttora in atto.
Con la prima fase di recupero strutturale della direzione si predispose al primo piano il Centro di Documentazione ed Archivio Storico, che oggi già ospita migliaia di documenti cartacei provenienti da Monteponi e da diverse aree nazionali.
Attualmente è in fase di realizzazione, con un finanziamento europeo relativo al “Parco letterario Giuseppe Dessì”, il potenziamento del Centro Documentale, che vede l’aggiunta di una banca dati su web ed il caricamento archivistico multimediale da inserire nel Centro del Turismo Culturale.
Quest’ultimo sarà ospitato nell’ex mensa impiegati, di fronte alla direzione, finanziata sulla misura 2.3 dei P.O.R. (Piani Operativi Regionali).
Il completamento della direzione è previsto con un finanziamento della legge nazionale 204/93, d’imminente avvio, e con lo stesso finanziamento sarà recuperato anche l’ex ospedale e l’asilo, da destinarsi a polo universitario con relativa foresteria, dotata di 17 camere e servizi.
In questa prima fase, il vasto piano di recupero si è focalizzato, esclusivamente nel centro abitato e nei cantieri di levante.
Nel centro abitato è oggetto di recupero strutturale, oltre la direzione, l’ex mensa impiegati, l’ex ospedale e l’asilo, anche l’ufficio paghe, per mezzo dei fondi dei PIT (Piani integrati territoriali).
L’edificio sarà destinato a Centro Documentale sulla Situazione Salariale e sulle Condizioni della Vita dei Minatori.
Lo spaccio e la falegnameria saranno recuperati ed in essi troveranno posto la sede Unicef, un laboratorio per restauro e la sperimentazione delle tecniche di miniera, un laboratorio didattico, un book shop e un punto ristoro.
L’ex centralina telefonica sarà recuperata con i fondi PIT e sarà destinata a diventare punto informazioni.
Nell’area di levante, dove si estendono i tre cantieri minerari Sant’Antonio, Piccalinna e Sartori, sono concentrati gli interventi pertinenti al sistema dei percorsi museali.
L’ottocentesca galleria Anglo Sarda sarà recuperata con i fondi della legge 204/93: un sistema di insonorizzazioni e di proiezioni multimediali consentirà una visita di tipo sensitivo.
Questo sistema, che trae spunto dalla cinematografia, è stato applicato in tutto il compendio.
Consiste in interventi prettamente strutturali e in allestimenti e interessa una trentina d’edifici minerari e civili, il cui restauro è stato finanziato con i fondi PIT e Parco Letterario Giuseppe Dessì.
Tutta la fruizione dei musei denominata “Una Miniera di Sensazioni”, sarà costituita da sette temi museali e da 17 servizi.
I Temi museali saranno: “Sistema di coltivazione e relativi prodotti estratti”; “Sistema di trattamento e relativi prodotti finali”; “L’Energia e la sua evoluzione storica: uomo, animale, motore”; “Le Macchine: argani e compressori, radiatori e trasformatori, frantoi e vagli”; “L’Uomo minerario: condizioni di lavoro e di vita”; “Il Sistema minerario di Montevecchio ed unicità di un’industria”; “Sviluppo e storia dell’attività estrattiva”; “Il Sottosuolo e le gallerie”.
I servizi comprenderanno: Centro d’accoglienza e Biglietteria; Book shop; Uffici; Alloggio custode; Servizi igienici; Spazio per mostre temporanee ed eventi: Punto ristoro; Ristorazione e ricettività; Area per eventi temporanei; Area per attività ludiche e didattiche; Laboratorio per manutenzione allestimenti; Saletta didattica; Sala vestizione; Spazio soggiorno; Cabina elettrica; Stazione del sistema percorsi; Spazio espositivo per artigianato artistico.
Molti di questi spazi non potranno essere museo di se stessi, poiché nel tempo sono stati trasformati per altre funzioni, ma saranno destinati ad accogliere Enti od Organismi Nazionali od Internazionali, nell’intento di creare un polo d’eccellenza per la ricerca, la formazione e la cultura mineraria.
Ai suddetti interventi nell’area di levante, ed in particolare sul cantiere di Sciria, (ove sono collocati la stazione ferroviaria della linea a scartamento ridotto, Montevecchio, Guspini, San Gavino e i depositi e magazzini), se ne aggiungeranno altri, grazie ai fondi del Patto Territoriale, che ci consentiranno di recuperare l’intero cantiere (con la realizzazione del Centro di Produzione Artigianale Artistico, con 17 laboratori attrezzati, Centro Vendita ed Espositiva) e la stazione ferroviaria, nell’attesa di poter ripristinare il vecchio tracciato ferroviario quale accesso alla miniera di Montevecchio.
Un ingente impegno economico finanziario ci consentirà, da qui ad un anno, di porre all’attenzione dell’opinione pubblica e del mondo in generale, su un’attenta ricostruzione e fruizione dell’unica e autoctona miniera impiantata e sviluppata da un giovane imprenditore sardo.
Certo restano tante le cose da fare.
Basti pensare alla vasta miniera di Sanna, a ponente, con tutte le sue pertinenze, ma anche a quelle strutture ricettive che furono erette per gli operai, come case Zelì, l’albergo Sartori, l’albergo Il Cinghiale, villaggio Righi, Cameroni Rossi e Cameroni Bianchi, che oggi, con un rapido recupero, potrebbero senza dubbio accoglier i turisti, i ricercatori, gli studenti, e tutti coloro che per vari motivi, fossero interessati a stazionare a Montevecchio per fruire dell’immenso patrimonio storico, architettonico, documentale e naturalistico.
Tarcisio Agus
